Il mondo del Lavoro secondo noi
In questa sezione cercheremo di monitorare l’andamento del mercato del lavoro delle nostre aziende clienti
confrontandolo con i dati a livello nazionale. Nel tempo cercheremo di analizzare anche alcuni argomenti
lavoristici trattati dai mass media per valutarne i riscontri pratici e reali all’interno delle nostre
aziende, in un ambito per così dire “reale”, oltre gli spot politici e politicizzati che invadono in
ogni misura e in ogni momento i media nelle tematiche del mondo del lavoro.
Da qui nasce l’idea di analizzare l’andamento del mercato del lavoro andando in concreto a toccare con mano
le sue dinamiche, facendo un approfondimento scevro da ogni interferenza politica o di convenienza.
I nostri dati derivano dall’analisi delle tipologie dei contratti di lavoro che le nostre aziende clienti
instaurano nella totalità del territorio della Regione Toscana in un ambito temporale di un semestre.
Questo lavoro sarà utile anche per capire come e se gli imprenditori trovano nella normativa vigente quelle
possibilità di fronteggiare oltre ai picchi di lavoro ordinari anche quelle circostanze di straordinarietà.
Il primo dato che subito risulta in evidenza è come l’apprendistato, da sempre considerata la forma regina
di ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, non copra neanche il 6% del numero delle assunzioni effettuate,
nonostante a fronte di un impegno formativo, le aziende abbiano la possibilità di ottenere un importante
vantaggio contributivo.
Un dato di rilevante interesse, viste anche le novità del 2018, è quello collegato ai contratti a tempo
determinato, i quali rappresentano ben quasi il 70% dei contratti di lavoro instaurati nel periodo preso
in esame ovvero quello del secondo e terzo trimestre 2019, ben lontani invece dal quel 17,2 % rilevato a
livello nazionale.
L’obbligo dell’inserimento della causale per i rapporti a termine di durata superiore
a 12 mesi, mette in risalto come lo scopo del legislatore sia quello di arginare il precariato e creare
quindi posti di lavoro stabili, che tuttavia non sembra avere riscontro nella realtà in quanto solo lo 0.01 % si
protrae oltre i 12 mesi e solo 1 rapporto di lavoro a termine tra i circa 500 analizzati è stato trasformato
a tempo indeterminato.
Gli effetti reali della normativa non sembrano quelli di dare stabilità con una drastica
riduzione del precariato, quanto piuttosto quello di creare turn over tra i lavoratori di pari professionalità.
Se tali sono gli effetti reali della normativa, occorre segnalare come il contratto a tempo indeterminato
ab origine rappresenti solo il 14,3%, a testimonianza di come le aziende locali abbiano incertezza e timore
di non poter garantire una stabilità occupazionale ai propri dipendenti.
In ultima analisi prendiamo il tasso di occupazione tra uomini e donne, evidenziando come le lavoratrici
rappresentino solo il 36% della forza lavoro occupata presso le nostre aziende, con la compagine maschile
che costituisce la porzione più numerosa.
Attendiamo nuovi sviluppi normativi per capire quali effetti avranno le future politiche del lavoro sul mondo
del lavoro reale delle nostre aziende.